sabato 5 dicembre 2020

Max Weber (Sociologia)

 


 La tesi di Max Weber può essere individuata nei concetti di razionalizzazione, conoscenza e disincantamento del mondo. Max Weber sottolinea il fatto che la razionalizzazione non ha a che vedere con la conoscenza. Razionalizzare, per Weber, non significa conoscere, infatti vivere in un mondo razionalizzato non significa conoscerne il suo funzionamento. L’essere umano, siccome è convinto della razionalità del mondo, si affida ad esso, senza temere l’intervento del soprannaturale. La società tradizionale ha quindi subìto una trasformazione in società moderna grazie al processo di razionalizzazione, ovvero un progressivo uso della ragione nell’interpretazione della realtà e della vita sociale

 Weber sostiene che per l'uomo acculturato la morte non ha un senso, in quanto la vita è un progresso inserito nell'infinito e che non dovrebbe avere mai fine.

Egli inoltre sostiene che per l'uomo acculturato,inserito in un contesto civile di arricchimento di idee e conoscenze, la morte non ha un senso in quanto egli può divenire stanco della vita, ma mai sazio, dal momento che egli degli insegnamenti della vita ne coglie solo una minima parte. Personalmente mi trovo molto neutro sulla questione e non ho un pensiero personale ben definito

domenica 29 novembre 2020

Società post-moderna

 Per società postmoderna si intende l'evoluzione più recente della società industriale. Il concetto di postmoderno deriva dal filosofo francese Jean-François Lyotard, il quale lo utilizzò per descrivere questa società anti utopica e al fine delle grandi narrazioni (poemi omerici, Bibbia, filosofia di Marx).

Gli studiosi hanno individuato quattro caratteristiche della postmodernità:
  1. la centralità del sistema di informazione e comunicazione;
  2. la globalizzazione e la frammentazione;
  3. l'accettazione delle diversità;
  4. la diffusione di un clima di incertezza.
La società postindustriale

Nel mondo del lavoro e dell'economia, la postmodernità coincide con la perdita di importanza del settore industriale a fare di quello dei servizi, andamento che viene definito terziarizzazione dell'economia. Ciò è accaduto perché il settore primario e secondario, innovandosi tecnologicamente, hanno ridotto il numero di lavoratori, sostituiti dai macchinari; tali lavoratori hanno quindi trovato impegno nel terziario. 
A partire dagli ultimi due decenni del XX secolo si registra una progressiva flessibilizzazione del lavoro, in quanto si è passati alla sostituzione delle forme di lavoro stabili con forme precarie. Il lavoro è quindi diventato insicuro, destrutturato e instabile. In parallelo si è sviluppato un nuovo approccio all'economia, basato su relazioni collaborative e sulla condivisione di beni e servizi: la sharing economy. La tecnologia digitale è il supporto indispensabile di queste nuove pratiche sociali. 

3. Le relazioni di genere nella società postmoderna
All'interno della società e nello specifico nelle famiglie vi è una minore rigidità nella determinazione dei ruoli in funzione al genere. Non ci sono quindi compiti specifici per la donna o per l'uomo, e questo è dovuto soprattutto alla maggiore integrazione della donna nel mondo del lavoro. Vi è quindi una maggiore condivisione famigliare delle scelte e delle responsabilità. 
Gli studi sulla condizione maschile hanno evidenziato come gli uomini, per adeguarsi alla società, hanno dato meno peso alla parte emotiva, alle relazioni, in modo da concentrarsi maggiormente sull'aspetto razionale per raggiungere alti livelli lavorativi.

Aristide Gabelli

 Aristide Gabelli è stato tra i principali promotori del positivismo filosofico in Italia. Non ne condivise però alcune tendenze, come il materialismo e l'atteggiamento anticlericale. Più che un teorico del positivismo, come è stato Roberto Ardigò, fu colui che volle tradurne in pratica i princìpi nell'organizzazione scolastica. La sua concezione filosofica è considerata molto affine al pragmatismo dell'americano John Dewey.

venerdì 27 novembre 2020

In prossimità della società alfabetizzata (pedagogia)


 . L'educazione e la modernità borghese



Durante il XIX secolo maturò il complesso processo che portò alla nascita della società alfabeta, ovvero una società in cui viene ritenuta indispensabile la padronanza dei fondamentali elementi del sapere: leggere, scrivere e far di conto. L'espressione "modernità" cominciò ad essere impiegata per sottolineare valori come la superiorità della civiltà industriale, la fiducia nel progresso, il principio della libera concorrenza, la visione laica dell'esistenza e il valore della razionalità. Il mondo dell'educazione fu presto coinvolto nella realizzazione della nuova società. I sostenitori della modernità credevano che tramite la generalizzazione della scuola i bambini sarebbero diventati degli adulti all'altezza dei tempi, quindi il modello di vita borghese era considerato come un esempio che doveva essere esteso anche ai ceti poveri. Si poneva quindi una forte fiducia nell'educazione


Johann Friedrich Herbart (Oldenburg, 4 maggio 1776 – Gottinga, 14 agosto 1841) è stato un filosofo e pedagogista tedesco.È il maggior filosofo anti-
idealista della Germania dell'idealismo. Con Herbart la linea di continuità dei grandi sistemi speculativi appare spezzata, tanto da suscitare già presso i contemporanei l'impressione di poter finalmente respirare "un'altra aria".
Il metodo educativo herbartiano è stabilito da un impianto generale e di una didattica specifica. Per quanto riguarda il primo punto, egli individua 3 condizioni operative:

  1. il governo: l'ambiente deve essere ben organizzato, in cui il fanciullo è assistito e viene corretto quando sbaglia. L'autorità deve farsi più amare che temere;
  2. la disciplina o cultura morale: bisogna dare ordine etico agli interessi e ai comportamenti del fanciullo, attraverso l'impiego di premi e castighi, ma anche della costruzione della disciplina interiore attraverso l'apprendimento;
  3. l'istruzione: consiste nel creare la moralità tramite l'esercizio intellettuale.
Infine, l'impianto metodologico herbartiano, prevede una serie di dettagliate prescrizioni didattiche destinate agli insegnanti e ordinate intorno a 4 principi:
  1. la chiarezza: l'insegnante deve rendere chiare e distinte le idee dell'allievo. La chiarezza dell'insegnamento si compie quando il programma è articolato sulla base di una sequenza di contenuti, graduata secondo l'età del fanciullo;
  2. l'associazione: si tratta di un progressivo ampliamento del sapere dell'alunno mediante adeguati esercizi;
  3. l'ordine sistematico: riguarda i processi di astrazione e di generalizzazione che consentono di arrivare al livello successivo di conoscenza, ossia il metodo;

sabato 7 novembre 2020

  Bambini e donne tra Settecento e Ottocento


Nel corso dell'Ottocento si svilupparono due correnti di pensiero e di ricerca basate sulla concezione dell'infanzia: una più romantica ed interessò filosofi, educatori e uomini di scuola; mentre l'altra più incentrata sulla parte organica e psichica dell'uomo sviluppata in ambito medico. 
Johann Paul Friedrich Richter fu uno scrittore e un romanziere che si contraddistinse per la sensibilità e l'empatia mostrata verso il mondo infantile. Secondo Richter, il bambino era la speranza per il mondo di domani e colui che era capace di guardare la realtà in maniera ingenua e ottimistica. I bambini dovevano crescere in condizioni favorevoli e vengono definiti da Richter come la garanzia di un mondo migliore e gli "educatori degli educatori". Nel saggio di Richter intitolato Levana si evince il pensiero, l'empatia e le norme concrete dell'autore.


Jean-Marie-Gaspard Itard fu un medico che studiò l'infanzia e la sua educabilità attraverso un ragazzo allo stato animalesco nei boschi dell'Aveyron. Itard colse l'occasione per rispondere ad una domanda da cui Rousseau era partito per scrivere l'Emilio: chi è l'uomo allo stato di natura?
Victor, il ragazzo di undici anni, venne inserito nell'Istituto per sordomuti a Parigi, ma presto ci si rese conto che il ragazzo non era al passo con gli altri ragazzi, in quanto erano assenti in lui le competenze elementari e lo sviluppo cognitivi. Ad Itard venne concessa la custodia del ragazzo e il medico applicò in lui i metodi della pedagogia sensista e rousseauiana, trattandolo come un bambino di 10/12 mesi. Itard arrivò alla conclusione che è impossibile fornire a un essere umano gli insegnamenti non ricevuti al momento opportuno e che quindi non è in grado di sviluppare pienamente le capacità cognitive. Il medico concluse inoltre che, come sostenne Rousseau, l'uomo allo stato di natura non è perfetto e che egli senza l'intreccio di fattori biologici e culturali (la società e la cultura) è un animale incompiuto. 
Sia Richter che Itard dimostrarono che nell'educazione del bambino è riposto il futuro dell'uomo stesso e dell'intera umanità. Tale conclusione comune arrivò seppur con strade diverse, una scientifica, mentre l'atra emotiva e affettiva.



Tra Seicento e Settecento ci fu una maggiore attenzione all'educazione femminile che prevedeva la lettura e la scrittura. L'educazione delle ragazze avveniva in famiglia da parte della madre o delle sorelle maggiori, mentre le ragazze più ricche disponevano di governanti e precettori le quali potevano ambire a un'istruzione superiore ricevuta nei conventi o negli educandati. 
I collegi femminili avevano però delle differenze rispetto a quelli maschili: 
-  Durata: 4/7 anni per i ragazzi, 2 anni per le ragazze;
-Modalità di ingresso: i ragazzi entravano all'inizio dell'anno scolastico, le ragazze entravano in qualunque momento;
Le ragazze venivano preparate al vivere in società e venivano insegnati loro il volgare, la storia, la geografia i lavori domestici e il ricamo. Nella vita scolastica cominciarono ad apparire anche maestre laiche che avevano molti tratti in comune a quelle religiose, ma la loro presenza era indice del fatto che il mondo era in fase di cambiamento: la scolarizzazione stava aumentando.


Nel corso del '700 si verificò un dibattito sulla figura della donna, la quale venne vista come possibile sorgente del peccato. Nonostante il pensiero all'avanguardia di Rousseau, egli aderiva alla visione gerarchica del rapporto uomo-donna tradizionale ed era contro l'eccesso di istruzione verso le donne, la quale doveva avvenire in famiglia. Similmente, anche Filangieri riteneva che le donne dovessero essere escluse dalle scuole pubbliche in quanto destinate a essere istruite nelle case paterne. 
Con lo scoppio della Rivoluzione Francese la donna istruita cominciò ad ottenere maggiore importanza arrivando ad occuparsi di politica. Iniziò la donna quindi a rappresentare, come l'uomo, un bene per la collettività.

martedì 6 ottobre 2020

Sociologia

 La sociologia si occupa di studiare le trasformazioni legate alla società industriale che prende il nome di società moderna.

Gli aspetti principali che caratterizzano una società sono l’istituzionalizzazione, la socializzazione, la disuguaglianza e la devianza. 

Secondo i primi sociologi le forme di collettività precedenti alla società industriale prendono il nome di comunità. Si tratta di un contesto sociale in cui vi è una forte coesione interpersonale.


La differenza tra la società moderna e le precedenti forme di collettività è molto evidente, infatti si pensa che prima della società industriale le persone avessero esperienze di vita molto più vicine al concetto di comunità, ovvero una collettività all'interno della quale i rapporti sono caratterizzati da un alto livello di intimità personale, legami profondi e da un impegno reciproco di chi ne fa parte



Johann Heinrich Pestalozzi

  Johann Heinrich Pestalozzi

1. Gli esordi 
Johann Heinrich Pestalozzi nacque a Zurigo nel 1746. Fu allevato dalla madre, la domestica e il nonno paterno. Nel 1769 fondò, assieme ad Anna Schuttes, l’impresa agricola di Neuhof, ossia un istituto per ragazzi poveri. Tale istituto forniva ai ragazzi delle nozioni elementi di lettura e scrittura e
l’apprendimento di un mestiere. In seguito Pestalozzi sviluppò una personale teoria educativa basandosi sul pensiero di Rousseau. 
Tra il 1781 e il 1785 uscì il suo romanzo pedagogico “Leonardo e Gertrude”. Si tratta di una storia basta di una collettività in un paese di campagna ed è un allegoria della società di quel tempo. Tutti i personaggi, infatti, rispecchiano un significato pedagogico attributo alla società del 1700/800.

2. Il ruolo centrale della madre
Una caratteristica importante di Pestalozzi è il ruolo che diede alla madre. Egli invertì la scala dei valori ed esaltò la madre come educatrice e forza dei sentimenti. Anche i padri, i maestri e gli educatori dovevano rapportarsi con i bambini in modo affettuoso. Era importante il legame madre e figlio, per far sì che il figlio avesse una persona sicura e fidata. La madre diventava un modello morale per il figlio che era per lui un esempio da seguire. 
Pestalozzi era contro i brefotrofi in quanto si trattasse di luoghi privi di core materno: le ragazze madri dovevano essere tutelate dallo Stato per far sì che non siano costrette ad abbandonare i loro figli in un istituto.



3. L'educazione morale e religiosa del popolo
Una necessità secondo Pestalozzi era l’educazione del popolo. Egli riteneva che l’uomo alla nascita non possedeva alcuna morale, ma che l’avrebbe acquisita attraverso una buona educazione. Il raggiungimento della perfezione etica è lo scopo dell’educazione, che è quindi morale. L’educazione di Pestalozzi si basava su una concezione romana: una pedagogia dell’amore e dell’esempio che faceva intuire il bene già ai più piccoli. La pedagogia di Pestalozzi si basava sullo sviluppo di tutte le facoltà umane, ossia intelligenza (mente), volontà (cuore) e capacità manuale (mano). Egli dava il primato al cuore, ossia all’educazione morale, il cui fine era il perfezionamento etico. Nella didattica di Pestalozzi era fondamentale l’intuizione che veniva applicata principalmente nella matematica.