sabato 7 novembre 2020

  Bambini e donne tra Settecento e Ottocento


Nel corso dell'Ottocento si svilupparono due correnti di pensiero e di ricerca basate sulla concezione dell'infanzia: una più romantica ed interessò filosofi, educatori e uomini di scuola; mentre l'altra più incentrata sulla parte organica e psichica dell'uomo sviluppata in ambito medico. 
Johann Paul Friedrich Richter fu uno scrittore e un romanziere che si contraddistinse per la sensibilità e l'empatia mostrata verso il mondo infantile. Secondo Richter, il bambino era la speranza per il mondo di domani e colui che era capace di guardare la realtà in maniera ingenua e ottimistica. I bambini dovevano crescere in condizioni favorevoli e vengono definiti da Richter come la garanzia di un mondo migliore e gli "educatori degli educatori". Nel saggio di Richter intitolato Levana si evince il pensiero, l'empatia e le norme concrete dell'autore.


Jean-Marie-Gaspard Itard fu un medico che studiò l'infanzia e la sua educabilità attraverso un ragazzo allo stato animalesco nei boschi dell'Aveyron. Itard colse l'occasione per rispondere ad una domanda da cui Rousseau era partito per scrivere l'Emilio: chi è l'uomo allo stato di natura?
Victor, il ragazzo di undici anni, venne inserito nell'Istituto per sordomuti a Parigi, ma presto ci si rese conto che il ragazzo non era al passo con gli altri ragazzi, in quanto erano assenti in lui le competenze elementari e lo sviluppo cognitivi. Ad Itard venne concessa la custodia del ragazzo e il medico applicò in lui i metodi della pedagogia sensista e rousseauiana, trattandolo come un bambino di 10/12 mesi. Itard arrivò alla conclusione che è impossibile fornire a un essere umano gli insegnamenti non ricevuti al momento opportuno e che quindi non è in grado di sviluppare pienamente le capacità cognitive. Il medico concluse inoltre che, come sostenne Rousseau, l'uomo allo stato di natura non è perfetto e che egli senza l'intreccio di fattori biologici e culturali (la società e la cultura) è un animale incompiuto. 
Sia Richter che Itard dimostrarono che nell'educazione del bambino è riposto il futuro dell'uomo stesso e dell'intera umanità. Tale conclusione comune arrivò seppur con strade diverse, una scientifica, mentre l'atra emotiva e affettiva.



Tra Seicento e Settecento ci fu una maggiore attenzione all'educazione femminile che prevedeva la lettura e la scrittura. L'educazione delle ragazze avveniva in famiglia da parte della madre o delle sorelle maggiori, mentre le ragazze più ricche disponevano di governanti e precettori le quali potevano ambire a un'istruzione superiore ricevuta nei conventi o negli educandati. 
I collegi femminili avevano però delle differenze rispetto a quelli maschili: 
-  Durata: 4/7 anni per i ragazzi, 2 anni per le ragazze;
-Modalità di ingresso: i ragazzi entravano all'inizio dell'anno scolastico, le ragazze entravano in qualunque momento;
Le ragazze venivano preparate al vivere in società e venivano insegnati loro il volgare, la storia, la geografia i lavori domestici e il ricamo. Nella vita scolastica cominciarono ad apparire anche maestre laiche che avevano molti tratti in comune a quelle religiose, ma la loro presenza era indice del fatto che il mondo era in fase di cambiamento: la scolarizzazione stava aumentando.


Nel corso del '700 si verificò un dibattito sulla figura della donna, la quale venne vista come possibile sorgente del peccato. Nonostante il pensiero all'avanguardia di Rousseau, egli aderiva alla visione gerarchica del rapporto uomo-donna tradizionale ed era contro l'eccesso di istruzione verso le donne, la quale doveva avvenire in famiglia. Similmente, anche Filangieri riteneva che le donne dovessero essere escluse dalle scuole pubbliche in quanto destinate a essere istruite nelle case paterne. 
Con lo scoppio della Rivoluzione Francese la donna istruita cominciò ad ottenere maggiore importanza arrivando ad occuparsi di politica. Iniziò la donna quindi a rappresentare, come l'uomo, un bene per la collettività.

Nessun commento:

Posta un commento